Published On: Ottobre 9th, 202516 min read1585 wordsViews: 42Tags: , , , ,
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Matteo Moratti, giovane dell’oratorio don Bosco, è stato in Bulgaria per motivi familiari e negli Stati Uniti per motivi di lavoro. Ci racconta il suo incontro con i salesiani.

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Avendo la fortuna di poter viaggiare all’estero per legami famigliari e per lavoro, ho colto l’occasione di andare a conoscere due realtà salesiane nuove, la prima nella mia seconda patria, la Bulgaria, l’altra vicina a New York, il centro salesiano missionario di New Rochelle. L’iniziativa è nata parlando con don Mauro prima dell’inizio dell’estate, dopo avergli raccontato del mio forte legame con la Bulgaria e della mia imminente vacanza là, ha pensato di consultare il libro con l’elenco dei centri salesiani nel mondo, e ha visto che nella città di Kazanlak è presente una sede. Curiosamente don Mauro ha visto che un suo vecchio amico con cui studiò a Torino si è stabilito lì, don Brandon Figueroa, originario del Guatemala.

È una bella coincidenza che si trovino a Kanzalak, visto che è la città vicina al piccolo paesino d’origine di mia nonna, la storica Shipka, località della regione tracia a ridosso dei Balcani, la quale si attraversa per percorrere il valico su per la catena montuosa, che collega la parte nord, regione storica Moesia, dove attualmente vivono i miei nonni, con quella sud, la Tracia. Ogni volta che vado in Bulgaria cerco sempre di ritagliarmi almeno un paio di giorni per andare a Shipka, il mio posto preferito al mondo, per la sua eterna bellezza rigenerante, dove la storia e i drammi degli avi sembrano trasudare dalla terra stessa, e la mia felicità era grande sapendo che i salesiani avessero scelto proprio quel
luogo per stabilirsi e portare la loro rappresentanza cattolica in un paese di tradizione cristiano-ortodossa.

Una volta arrivato lì con mia madre e fratellino siamo andati a cercare il don Bosco di Kazanlak, la casa salesiana si trova vicino al centro della città. Era un venerdì però non avevamo trovato nessuno in quel momento, poi scoprirò il perché. Ma dalle locandine fuori leggiamo che ci sarebbe stata la messa domenicale dei SS. Petro e Paolo, il 29 giugno. Prolunghiamo di un giorno la nostra permanenza lì e la domenica troviamo un gruppo nutrito di ragazzi esteri, dalla Slovacchia, che erano in visita anche loro ai salesiani con il loro pastore, i quali come me stavano probabilmente facendo un percorso di preparazione al Giubileo. Facciamo messa, con una liturgia che mi ha stupito avendo una sorta di sincretismo con le abitudini del posto, dal momento che in quella chiesetta moderna c’è una struttura prima dell’altare con le tipiche icone orientali dei santi, a modo dell’iconostasi, ma la parete lignea non è piena, le icone sono sospese, ancorate a sottili travetti, quindi la vista da parte dei fedeli dell’altare e del mistero del Santo Sacramento è completa. Inoltre il prete ha benedetto le icone con l’incenso con la tipica gestualità che ho visto fare nelle messe ortodosse del posto. Inoltre è stata la prima volta che ho ricevuto l’Eucarestia in Bulgaria, e in più la Comunione l’abbiamo ricevuta sotto le due specie, altro elemento in comune con le usanze del posto, ma i fedeli ortodossi la ricevono solo il giorno di Pasqua, mentre noi ad ogni messa. I ragazzi della Slovacchia hanno intonato un bel coro con tanto di chitarra. Poi il commento alle letture è stato fatto da don Brandon, in un ottimo bulgaro, cosa non scontata vista la difficoltà della lingua.

Finita la messa mi presento a don Brandon, ci scambiamo i contatti e scopro che sono stato fortunato a trovarlo lì a Kazanlak dal momento che la comunità di fedeli cattolici più nutrita del luogo è a Stara Zagora, una città più grande un po’ più distante, e quindi i salesiani sono principalmente stabili lì, sebbene la casa salesiana ufficialmente sia a Kazanlak, e riescono a venire per fare la messa di domenica. Gli ho portato i saluti di don Mauro e dei salesiani di Alessandria, trovando tanto piacere in questa sorta di “gemellaggio” Italia – Bulgaria. Questo tipo di legami sono le autostrade della nostra chiesa universale, quindi molto preziosi. Al Giubileo di Roma i nostri don si sono incontrati a Tor Vergata quando si sono riuniti tutti per la messa con Papa Leone XIV.

Un’esperienza altrettanto edificante sebbene immersa in una realtà ben diversa è stato l’incontro con il direttore dei salesiani di New York, Father Michael Conway. Nella regione di New Rochelle, in 2 Lefevre Lane, è presente uno dei 4 centri salesiani missionari del mondo, assieme a quelli di Torino, Madrid e Bonn. Questi centri sono uffici specializzati nel coordinare sostegno missionario, raccolta fondi e cooperazione internazionale per le missioni salesiane globali. Ogni anno io e mio padre andiamo a New York in occasione del memorial day dell’11 di settembre perché siamo i responsabili tecnici dei fari che accendiamo per ricreare le due torri gemelle di luce. New Rochelle è stato il posto più lontano da Manhattan in cui sono mai andato, e già solo questo era una novità. Ci si può arrivare in treno, e in auto sono 45 minuti da Downtown. Ci eravamo messi d’accordo con il direttore via mail per il giorno dell’incontro tra quelli che avevo liberi, e anche in quel caso sono stato fortunato perché Fr Michael sarebbe partito per l’Italia pochi giorni dopo, per uno dei suoi soventi viaggi. Nonostante mi avessero avvisato dell’agenda fitta di impegni del direttore è stato veramente cordiale e accogliente con noi, cosa che ha apprezzato molto anche mio padre che non si aspettava che ci riservasse così tanto tempo e attenzioni quel giorno. Fr. Michael è stato così gentile da mostrarci tutte le parti del complesso, facendoci anche conoscere le persone al lavoro al suo interno, e presentandoci agli altri lodandoci molto per il nostro lavoro di NY di cui sono molto grati. Attivo da oltre 75 anni Il suo compito principale è sostenere l’opera missionaria dei Salesiani di Don Bosco in tutto il mondo attraverso raccolta fondi (donazioni individuali, lasciti, aiuti istituzionali); cooperazione internazionale allo sviluppo; gestione di progetti umanitari ed educativi; sensibilizzazione del pubblico statunitense e internazionale sulle  legate a povertà, educazione e diritti dei bambini.

Le attività principali di cui si occupano a New Rochelle, grazie anche al lavoro di più di 60 dipendenti, sono:

  • educazione e formazione professionale
  • Salesian Missions
  • finanziamento e coordinamento scuole e centri di formazione tecnica
  • istituzioni educative in oltre 130 Paesi

offrendo opportunità a bambini e giovani vulnerabili. A fianco dell’ufficio missionario vi è l’intero centro don Bosco con high school, dove sono iscritti più di 300 ragazzi del vicino Bronx, i quali provengono da condizioni famigliari ed economiche precarie, e con le parole del Direttore:

“l’aiuto fondamentale che offriamo a questi ragazzi è innanzitutto un’educazione di avvicinamento a Gesù Cristo, e grazie a quell’amore ottengono la possibilità di incanalare le loro energie in una vita buona e con prospettive migliori”.

Bellissimo luogo immerso nel verde della periferia dello stato di New York, con l’oceano da una parte, bosco dall’altra e campi da baseball e football, palestra e teatro.

Salute e servizi umanitari – l’ufficio sostiene progetti sanitari, cliniche mobili, campagne di vaccinazione, programmi nutrizionali e distribuzione di cibo, soprattutto in Africa, Asia e America Latina. Collaborano con partner internazionali (es. USAID, Feed My Starving Children) per spedire container con cibo, medicine, materiali didattici e beni essenziali. Aiuto in emergenze e disastri – in caso di guerre, terremoti, carestie o crisi (come la guerra in Ucraina o il terremoto ad Haiti), Salesian Missions risponde rapidamente con aiuti umanitari: viveri, alloggi temporanei, medicine. Ci ha mostrato i due magazzini con tutti i beni di prima necessità che spediscono giornalmente, assieme anche a cartoncini e libricini di preghiera, che sono molto richiesti.

Iniziative di advocacy e informazione – producono newsletter, campagne di sensibilizzazione e materiali informativi per far conoscere il lavoro missionario salesiano e incoraggiare la solidarietà. Hanno un piano dell’edificio completamente dedicato alla stampa e spedizione di lettere. Inoltre lavora in coordinamento con le missioni locali, rispettando la cultura del luogo e adattando i progetti ai bisogni concreti.

Tutto questo è possibile grazie alla forte rete di donatori negli USA che hanno creato e alle relazioni con enti pubblici e privati per finanziare progetti missionari. L’organizzazione e l’impegno è di forte impatto, con tanto di professionisti del centro che si occupano personalmente di seguire le esigenze dei singoli, quelle spirituali in primis. Sul loro sito ufficiale www.salesianmissions.org si trovano le storie e testimonianze dai progetti, i report annuali e le info per donazioni e volontariato.

Il reparto digitale l’hanno curato molto soprattutto durante il covid, che a causa del lockdown hanno trovato un modo di fare messa in live streaming visibile dal loro sito, e questa iniziativa è stata così apprezzata che ogni mercoledì continuano a trasmettere online la celebrazione Eucaristica.

Un grande complesso attento anche all’impatto ambientale, tanto che hanno installato un importante impianto fotovoltaico che li consente di produrre da sé larga parte dell’energia di cui hanno bisogno. Parlandone con il direttore abbiamo considerato l’energia solare come un regalo di Dio, gratuito e immenso, come il suo Amore per noi, e spetta a noi essere ricettivi e accoglierlo, per poi accrescerne il frutto e donarlo agli altri.

Ho fatto tesoro di queste due esperienze, edificanti e sorprendenti entrambe nei loro diversi ambiti, e rappresentano per me un esempio incredibile di energia positiva e di vicinanza alle persone, con i salesiani e tanti fedeli che con zelo svolgono un ruolo preziosissimo.