Published On: Febbraio 7th, 20254,9 min read494 wordsViews: 172Tags: , ,
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Si riporta di seguito l’articolo a cura di Massimo Brusasco apparso su Il Piccolo di Alessandria.

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Don Remigio Bertapelle lo conoscono tutti perché andava a conoscere tutti, senza badare al fatto che fossero cattolici. Al quartiere Cristo, in certi angoli per giunta, non ci si può permettere di fare distinzioni:

“Ci sono palazzine quasi tutte abitate da musulmani. E allora? Perché non dovrei andare a fare due chiacchiere, ammesso che le vogliano fare…”

Ragionamento che non fa una piega. D’altronde, uno cresciuto con don Bosco come punto di riferimento è logico che prediliga il dialogo e che si occupi dell’educazione dei giovani, dai quali bisogna pretendere ma ai quale occorre soprattutto dare.

Troppe celebrazioni

La prova è in corso Acqui, dove spiccano un oratorio vivace, una scuola professionale e pure una società di calcio che fa dell’inclusione il proprio credo. A don Bosco sarebbe piaciuto questo fervore, lui al quale si deve “l’invenzione” dell’oratorio come luogo di svago, gioco e crescita interiore. Don Remigio, classe 1939, è qui da quarant’anno. E per questo, lo scorso weekend, è stato festeggiato dai frequentatori del Centro, dai rappresentanti del quartiere Cristo e da autorità varie, ben liete di godere di popolarità riflessa, perché il sacerdote è piuttosto noto anche oltre i confini della parrocchia.

“Troppe, troppe celebrazioni.”

dice. Non che sia stato infastidito, però, insomma, s’è capito che lui è più per la pratica che per le congratulazioni.

In trasferta a Casale

Veneto di Mestre, venne nell’Alessandrino già a 12 anni.

Eravamo 5 fratelli, di soldi in casa ne giravano pochi – racconta – io avrei voluto proseguire gli studi, ma era costoso. La soluzione arrivò da un salesiano che garantì a mio padre che a Casale mi avrebbero accolto gratuitamente. E così, poco più che bambino, mi ritrovati in Monferrato. Ma mica pensavo di fare il prete. Semplicemente mi piaceva come si comportavano i salesiani. Solo un po’ più grande dissi a me stesso:

“Voglio essere come loro”.

E così si trasferì a Roma per studiare Filosofia e Teologia e “durante il Concilio Vaticano II” venne ordinato prete. E nel 1985 arrivò ad Alessandria, in un quartiere Cristo ben diverso dall’attuale.

Il quartiere cambiato

L’espansione era cominciata, grazie all’apporto di molte famiglie giunte da fuori. Io ho cercato di conoscerle tutte, a cominciare da quelle residenti negli alloggi popolari. Tutte sapevano, e sanno, che il Centro Don Bosco è un luogo di accoglienza, al quale ci si può rivolgere con fiducia. Di ragazzi continuano a venirne parecchi, ma pure loro sono cambiati: purtroppo oggi noto molta indifferenza, anche nei confronti della religione. La svolta di internet è stata decisiva sotto molti punti di vista, ma non ha migliorato i rapporti umani

Di ricordi ce ne sono per così. Limitiamoci a uno:

“Via Norberto Rosa, proprio qui dietro. Tutte famiglie italiane tranne una di marocchini. Suonano a ogni campanello per benedire le case e portare i saluti della parrocchia. Sapete chi sono stati gli unici a farmi entrare? Esatto, i musulmani. E hanno anche voluto la benedizione.